I 5 fattori chiave della seconda transizione dell’Outsourcing
Oggi assistiamo ad un nuovo ruolo dell’ Outsourcer: partner strategico e “abilitatore” di nuovi modelli di business.
Ma quali sono i fattori alla base di questa evoluzione?
Oggi assistiamo ad un nuovo ruolo dell’ Outsourcer: partner strategico e “abilitatore” di nuovi modelli di business.
Ma quali sono i fattori alla base di questa evoluzione?
Tecnologie, competenze e rapporti di partnership già da alcuni anni stanno generando un diverso ricorso all’Outsourcing di processi.
Oggi, come emerge dall’indagine condotta da Censis e Gruppo De Pasquale, “La seconda transizione dell’Outsourcing”, chi ricorre all’Outsourcing cerca un partner che accompagni l’azienda in percorsi di razionalizzazione e ottimizzazione dei processi ma anche di innovazione.
Questo nuovo approccio all’esternalizzazione, e non solo questo, è ben evidenziato nell’intervista al nostro presidente, Denise De Pasquale, realizzata da Cinquecolonne.
I clienti che scelgono un canale di contatto esclusivamente digital sono il 36,4% nel settore finanziario e il 31,8% in quello delle utilities.
Un cambiamento di paradigma. È questo ciò che evidenza la ricerca condotta dal Censis e commissionata dal Gruppo De Pasquale dal titolo “La seconda transizione dell’Outsourcing”.
Lo studio dà una rappresentazione integrata e ottimistica delle scelte di esternalizzazione delle aziende italiane, un fenomeno che in Italia sta attraversando una fase di crescita e di cambiamento che gli attribuisce un ruolo sicuramente “più nobile” rispetto al passato.
Oggi stiamo assistendo a una vera e propria transizione in cui le imprese che esternalizzano e quelle che decidono di acquisire la gestione dei processi – agevolate sicuramente dalla digitalizzazione che sposta il tutto su un livello di “ecosistema” – stanno modificando i propri rapporti di collaborazione e integrazione, generando opportunità per entrambe le parti in una logica win-win.
In questa seconda fase di transizione dell’Outsourcing, ovvero l’insieme di tutte le attività o i processi che imprese di varie dimensioni o enti affidano a terze parti sulla base delle diverse strategie di business perseguite, la ricerca Censis ha evidenziato come la qualità dei rapporti e delle relazioni fra imprese è diventato uno dei fattori più importanti in un contesto produttivo più complesso, più competitivo e più incerto.
Il 38,7% delle imprese italiane afferma che la ricerca di nuovi mercati e nuovi clienti dà l’input per instaurare collaborazioni tra aziende. Il 36,1% lo fa per contenere i costi e il 22,9% per sviluppare innovazioni in termini di processi o prodotti. Non meno importanti questioni legate all’acquisizione di nuove competenze e tecnologie (19,1%) e alla flessibilità organizzativa (15%).
Questi dati ci mostrano un duplice aspetto: da una parte un orientamento outward- looking in cui le relazioni con altre imprese sono viste come opportunità di espandere il raggio d’azione cercando nuovi mercati e nuovi clienti, acquisendo nuove competenze, sfruttando il potenziale dell’innovazione tecnologica; dall’altra una visione inward-looking orientata all’ottimizzazione delle attività aziendali che fa leva sulla razionalizzazione dei costi, l’innovazione di prodotti/processi e l’incremento della flessibilità organizzativa.
Quando si parla di BPO si deve valutare anche l’impatto sull’utente finale.
L’indagine Censis, quindi, ha analizzato le modalità di accesso ai servizi inbound e outbound, la soddisfazione dell’assistenza ottenuta, l’attitudine dei servizi di contact center a risolvere i problemi della clientela, evidenziando un quadro completo degli aspetti positivi e degli elementi critici legati al Business Process Outsourcing.
Il 56,7% degli italiani è ben consapevole della presenza degli outsourcer che sono il punto di riferimento per la risoluzione delle loro richieste. I livelli di soddisfazione più alti si registrano nel settore bancario e assicurativo e, in generale, i servizi erogati attraverso i canali digitali sono quelli più apprezzati. La semplicità e la velocità sono fattori fondamentali al pari della capacità effettiva di risolvere il problema specifico, come anche le competenze degli operatori.
«La ricerca conferma l’attenzione verso l’ottimizzazione dell’attività d’impresa, nell’accezione di razionalizzazione dei costi che ha sempre spinto il ricorso all’outsourcing, ma anche una crescente attenzione all’innovazione di processo, oltre che di prodotto, con l’obiettivo di mirare a un incremento continuo dei livelli di flessibilità e di adattabilità imposti dal mercato», ha commentato Denise De Pasquale, Presidente del Gruppo De Pasquale. «È su questo terreno che si misura la capacità del settore dell’outsourcing di continuare a crescere, giocando un ruolo di partner delle imprese negli ecosistemi che sempre più si stanno configurando, con un’offerta di servizi allineati ai processi di innovazione portati avanti dalle aziende clienti».
«Siamo entrati in una stagione nuova dell’outsourcing, in cui le aziende che esternalizzano e le aziende che acquisiscono la gestione dei processi stanno modificando i rapporti di collaborazione e integrazione, innalzando il potenziale di crescita per entrambe le parti, secondo una logica win-win», ha confermato Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis. «A questo punto, diventa essenziale osservare e analizzare l’evoluzione di questo settore che per vocazione riesce a trasferire e accelerare i processi di innovazione organizzativa sia nelle grandi che nelle piccole e medie imprese del sistema produttivo italiano».
Sempre più aziende italiane si affidano all’outsourcing, un mercato da 19 miliardi di euro, per raggiungere nuovi mercati e clienti (38,7%), per contenere i costi (36,1%) e sviluppare innovazione di processo o di prodotto (22,9%).
Il settore dell’outsourcing in Italia è in pieno fermento. Lo conferma il Gruppo De Pasquale, realtà imprenditoriale italiana da oltre 40 anni attiva nel mercato dei servizi finalizzati a migliorare i processi e l’agilità delle imprese, che conta di chiudere l’anno in corso con oltre 32 milioni di euro di ricavi e previsioni in crescita per il 2023.
Da oggi, è online il nuovo sito di Sanmarco Consulting, punto di riferimento tecnologico del Gruppo De Pasquale.
Sanmarco Consulting, con i suoi asset e le sue competenze tecnologiche, con la consulenza di processo, supporta tutti i servizi di Outsourcing del Gruppo.
È il dna tecnologico del Gruppo De Pasquale, potenziato con tutto il know-how e l’esperienza di trent’anni nel mercato dell’Outsourcing.
Il nuovo sito vuole dare a Sanmarco Consulting un visual coerente con i suoi valori e la sua mission, una maggiore visibilità più in linea con il suo ruolo di abilitatore di innovazione e componente fondamentale del valore aggiunto che ciascuna azienda del Gruppo trasferisce ai propri clienti.
In questo ruolo, aiuta le società del Gruppo ad affrontare nuove sfide, con prontezza e agilità, in sicurezza. Garantendo livelli di performance elevati e continuità di gestione.
Sanmarco Consulting contribuisce attivamente alla valorizzazione delle sinergie interne. Sinergie che sono alla base del Fattore Gruppo, il nostro tratto distintivo.
Visita il sito www.sanmarcoconsulting.com, potrai trovare questo e tanto altro.
Migliorare l’esperienza di acquisto e di after sales dei consumatori, semplificare le catene di approvvigionamento, utilizzare data analytics per migliorare la profilazione degli utenti e personalizzare l’offerta: sono solo alcuni esempi che attestano come la digitalizzazione sia pervasiva in ogni business.
A conferma di questo trend, il report di GlobalData “Enterprise Ict investment trends retail” rileva come oltre la metà dei responsabili ICT, nel settore vendita al dettaglio, abbia aumentato del 5% il budget destinato al digitale, un altro 28% di più del 6% rispetto al 2021.
Crescono gli investimenti insieme ai benefici per le imprese. Modalità di interazione contactless e virtuale hanno consentito di sostituire il contatto fisico durante la pandemia e, oggi, sono parte integrante dei modelli di business adottati generando risultati concreti e misurabili, anche in termini di personalizzazione dei servizi.
Che la trasformazione digitale richieda competenze digitali è ben noto. Altrettanto noto è il gap di queste competenze tra domanda e offerta.
Tuttavia, siamo in fase favorevole dal punto di vista delle iniziative pubbliche che, a più livelli, vanno in questa direzione e supportano imprese e pubbliche amministrazioni nel loro percorso, a partire dagli interventi del Pnrr per la digitalizzazione del Paese.
C’è una Strategia Nazionale per le Competenze Digitali ed è appena partita la seconda fase del Piano Operativo che rientra nell’iniziativa Repubblica Digitale e si pone l’obiettivo di ridurre il divario digitale all’interno del Paese, favorendo la formazione di competenze specifiche riguardanti le tecnologie del futuro.
Quali, in concreto, le aree di intervento e gli obiettivi del Piano Operativo?
Queste le 4 aree principali di intervento del Piano Operativo aggiornato:
Numeri alla mano, gli obiettivi del Piano Operativo sono i seguenti: innanzitutto abbattere l’analfabetismo digitale e diffondere le competenze digitali di base presso il 70% della popolazione entro il 2025.
Ancora, promuovere e aumentare l’utilizzo dei servizi pubblici digitali fino a raggiungere, entro il 2025, almeno il 64% degli italiani. Azzerando tutte le tipologie di gap: gender, generational e territorial.
Obiettivi ambiziosi che si propongono di allineare l’Italia agli altri Paesi leader della UE.
La trasformazione digitale in corso, e l’approccio strategico che ne è alla base, rispecchiano la vision del nostro Gruppo che tende a seguire 2 direttrici:
– Investire in conoscenze e competenze, sviluppandole e traendone il massimo valore
– Migliorare i processi aziendali grazie al supporto tecnologico, all’esperienza e alle competenze delle persone.
Competenze tecnologiche e digital mindset sono priorità fondamentali per tutte le realtà del Gruppo De Pasquale. La ragione è assolutamente chiara: per poter supportare, con i nostri servizi di outsourcing, il cambiamento in corso nelle aziende clienti, dobbiamo cambiare anche noi. E la digitalizzazione è la chiave di questo cambiamento, nostro e dei nostri clienti.
Si è appena concluso a Cernobbio il Forum Ambrosetti 2022, “Lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive”, e l’adozione del digitale è stata al centro del dibattito.
Nella tre giorni di Villa d’Este sono accorsi, come ogni anno dal 1975, protagonisti del mondo imprenditoriale, politico e istituzionale provenienti da tutto il mondo.
Al tavolo del dibattito sono stati portati, tra gli altri, i risultati di una survey che ha avuto come interlocutori le imprese e come obiettivo quello di raccogliere e sondare i loro orientamenti in tema di adozione del digitale.
Tra i principali risultati della survey, sono emersi i seguenti:
• il Cloud come tecnologia chiave nei processi di trasformazione digitale delle aziende;
• la mancanza di una cultura digitale come principale ostacolo al percorso di trasformazione digitale, ancor più che aspetti finanziari e tecnici;
• la maggioranza delle imprese (il 73%) considera il digitale come abilitatore principale di innovazione, sia internamente che a livello di filiera;
• solo il 20% delle aziende è pienamente soddisfatto delle politiche pubbliche a sostegno del digitale, ma l’85% di esse si dimostra molto fiducioso relativamente all’impatto che avrà il PNRR.
Quali orizzonti? Alla luce dei dati emersi, sono state identificate alcune proposte di intervento per promuovere l’ampliamento e lo sviluppo di un ecosistema digitale e per accelerare l’innovazione e la crescita del Paese.
Queste le tre priorità individuate:
1) Accrescere il Capitale Umano Digitale, adottando un approccio sistemico che coinvolga istituzioni, imprese, associazioni di categoria e lavoratori per colmare il gap nelle digital skill del Paese;
2) Dotarsi di una politica industriale del digitale, estendendo il piano “Italia Digitale 2026” destinato alla Pubblica Amministrazione al sistema produttivo, così come avviene già in altri paesi europei;
3) Continuare a implementare il PNRR, rispettando le scadenze concordate con la CE per accedere alle risorse necessarie a finanziare investimenti di rilancio del Paese.
L’innovazione che può supportare la crescita del sistema produttivo passa certamente dalla digitalizzazione, che richiede infrastrutture, competenze e cultura digitale.